Il danno biologico rappresenta un aspetto fondamentale nel diritto della responsabilità civile, poiché riguarda le conseguenze che una lesione fisica o psichica può avere sulla persona, indipendentemente dagli effetti economici diretti.
Comprendere le sue caratteristiche e i criteri per il suo calcolo è essenziale per chiunque si trovi a dover affrontare un caso di risarcimento del danno. La corretta valutazione di un danno biologico è cruciale sia per la parte danneggiata, che ha diritto a un risarcimento equo, sia per la parte chiamata a rispondere del danno, che deve conoscere i parametri per una valutazione oggettiva e giuridicamente fondata.
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Cos’è il danno biologico?
Il danno biologico è la lesione all’integrità psico-fisica della persona, indipendentemente dalle sue ripercussioni sulla capacità di produrre reddito. Questo concetto giuridico comprende sia le lesioni fisiche, come ferite, fratture e ustioni, sia quelle di natura psichica, tra cui disturbi d’ansia e depressione. Tale danno può derivare da un evento accidentale, come un incidente stradale, un infortunio sul lavoro o una condotta illecita di terzi.
L’importanza del danno biologico nel sistema giuridico è data dal suo riconoscimento come elemento centrale nel risarcimento dei danni alla persona, consentendo a chi ne è vittima di ottenere una compensazione adeguata per la sofferenza subita.
Tipologie di danno biologico
Il danno biologico può essere suddiviso in diverse categorie in base alla sua gravità e durata nel tempo.
Danno biologico permanente
Si tratta di una lesione che incide in modo definitivo sull’integrità psicofisica della persona. A seconda della percentuale di invalidità riconosciuta, si distingue in:
- Macropermanente: invalidità superiore al 9%, con conseguenze significative sulle attività quotidiane e la necessità di trattamenti riabilitativi prolungati. Le persone affette da invalidità macropermanente possono avere difficoltà a svolgere compiti essenziali e necessitano spesso di supporto medico continuativo.
- Micropermanente: invalidità compresa tra l’1% e il 9%, che pur essendo di entità minore lascia comunque un segno permanente sulla persona. Pur essendo meno debilitanti rispetto alle macropermanenti, queste invalidità possono comunque influenzare la qualità della vita, soprattutto in soggetti che svolgono attività fisicamente impegnative.
Invalidità temporanea
Indica una riduzione transitoria della capacità lavorativa o delle attività quotidiane in seguito a una lesione. Si distingue in:
- Totale: quando la persona è completamente incapace di svolgere qualsiasi attività, con conseguente necessità di assistenza continua e l’impossibilità di adempiere ai propri doveri quotidiani.
- Parziale: quando la capacità lavorativa risulta ridotta, ma non annullata. Questa categoria si suddivide ulteriormente in massima, media e minima, in base alla percentuale di riduzione. L’invalidità parziale può comportare la necessità di riadattare la propria routine quotidiana e l’adozione di strumenti o strategie compensative.
Il danno estetico e la sua rilevanza
Il danno estetico rientra tra le componenti del danno biologico e si riferisce alle alterazioni dell’aspetto fisico causate da un evento lesivo, come cicatrici o deformità. La valutazione del danno estetico viene effettuata nel contesto più ampio dell’analisi del danno biologico, tenendo conto della gravità della lesione, della sua visibilità e delle conseguenze psicologiche sulla persona danneggiata.
In alcuni casi, il danno estetico può avere ripercussioni non solo psicologiche, ma anche sociali e professionali, influenzando l’autostima e la possibilità di intraprendere determinati percorsi lavorativi.
Calcolo del danno biologico
Il calcolo del danno biologico è un processo complesso che varia a seconda delle normative nazionali e delle tabelle di riferimento adottate dai tribunali (ad esempio, le tabelle del Tribunale di Milano o di Roma). La quantificazione del danno si basa su una valutazione medico-legale che considera diversi fattori:
- Gravità della lesione: più elevata è la compromissione dell’integrità psicofisica, maggiore sarà il risarcimento riconosciuto.
- Età del danneggiato: l’età incide sulla capacità di recupero e sulle prospettive future della persona, con i giovani generalmente considerati più suscettibili a un lungo impatto del danno subito.
- Riduzione della capacità lavorativa: se la lesione incide sulla possibilità di svolgere attività lavorative, il danno risarcibile può essere più elevato.
- Capacità di guadagno compromessa: la perdita di opportunità lavorative influisce sulla determinazione dell’indennizzo.
- Sofferenza psicologica: il disagio emotivo derivante dalla lesione può concorrere alla definizione del danno non patrimoniale, specialmente se l’evento traumatico ha avuto un forte impatto sulla vita della persona.
Per le lesioni di lieve entità (micropermanenti), spesso si applicano tabelle standardizzate che attribuiscono un valore economico a ciascun punto percentuale di invalidità. Per le lesioni più gravi (macropermanenti), invece, la valutazione è più articolata e può richiedere il supporto di consulenti tecnici.
Qualunque sia il caso, ottenere un risarcimento adeguato richiede un’attenta analisi della documentazione medica e delle tabelle di riferimento applicabili. Per una valutazione specifica del proprio caso e per ricevere assistenza legale nella richiesta di risarcimento, è possibile contattare lo Studio Legale Boetti Villanis-Audifredi per fissare un appuntamento: i nostri avvocati sono a completa disposizione per accompagnare i propri assistiti in ogni fase del procedimento legale.